Nebbia tamburi e zanzare



Nebbia e zanzare sono ciò che più di tutto affligge il posto in cui vivo.
La nebbia arriva la sera, fra l'autunno e la primavera, e ti scoraggia dall'uscire di casa rendendo pericolose le strade e interminabili gli spostamenti più banali.
Le zanzare ti assaltano alle feste di paese, nei locali all'aperto, nelle passeggiate.
Non fosse per questo il Parco del Ticino sarebbe anche un posto stupendo e lo si scopre all'improvviso quando la primavera ti regala, dopo interminabili mesi di tempo piovoso, delle belle giornate di sole qualche settimana prima dell'arrivo inesorabile di zanzare, mosche e tafani.

I tamburi invece sono uno dei miei hobby e delle mie numerose passioni e mi piace suonarli nei momenti in cui mi annoio non potendo o non avendo voglia di fare altro!


Per messaggi personali e-mail: nebbiatamburiezanzare@virgilio.it


mercoledì 20 giugno 2012

Cosa non mi va delle religioni e del cattolicesimo in particolare

Ho difficoltà ad accettare qualsiasi orientamento religioso pur cercando di rispettare le convinzioni altrui.
La difficoltà nasce dalla mia personale convinzione che non esista alcun essere superiore che ci ha creato, che ci controlla, che ci giudica, che ci condannerà o premierà in base al nostro operato e che non esista alcun disegno divino.
Il mondo è frutto di un miracolo del caso ed è esclusivamente responsabilità nostra che la vita in questo pianeta sia degna di essere vissuta.
Ma alcuni aspetti del cattolicesimo in particolare non mi vanno giù.
Prima di tutto il passato, non l’inizio ma diciamo l’evoluzione: è una storia di potere, di soprusi, di genocidi.
Secondariamente la figura del Papa
Del cattolicesimo non riesco ad accettare che un uomo si possa permettere il sopruso e la “truffa” di dichiararsi intermediario di Dio e in base a questo avere il privilegio di poter dire in modo definitivo e insindacabile cosa sia giusto o no per un cattolico.
Lo so che non è esattamente così, che anche il Papa ha in parte le mani legate, perché comunque deve giustificare le sue affermazioni citando le sacre fonti delle sue affermazioni; tuttavia questo è il punto e quando il Papa “decide” la sua parola diventa materia di fede.
Un giorno un amico greco mi disse: << vedi, nel cristianesimo ortodosso difficilmente si stabilisce definitivamente cosa sia giusto e doveroso fare per un cristiano riguardo a temi morali complessi perché per stabilire una regola morale serve il consenso unanime di tutti i vescovi>>.
Ed è per questo che all’interno della chiesa ortodossa (e non solo) è possibile fare discussioni complesse su temi morali che i cattolici non potranno mai fare con la strada continuamente bloccata da dogmi e precetti.
D’altra parte quello che non posso accettare dalla maggioranza delle religioni è l’esistenza del dogma.
Quando si arriva a un dogma con un religioso non si può più discutere. E tutta la logica si dovrà piegare a quella che per forza di cose viene considerata verità certa e indiscutibile. Si ha la sensazione che una parte del cervello sia stata bloccata per rispetto alle verità di fede e che nulla si possa fare per quanto evidenti possano essere le contraddizioni.
Come si fa in questo mondo a credere di avere delle certezze? In nome di cosa dovremmo rinunciare ad una parte della nostra intelligenza e della nostra razionalità per far posto a illusorie certezze tramandateci da uomini del passato?

giovedì 12 gennaio 2012

Divorzi nel Fair Trade

Il nuovo anno ha portato uno sconvolgimento nel mondo dell’Equo & Solidale: Fair Trade Usa è uscita da Fair Trade International. Non è una ferita leggera!
Il motivo della divisione sarebbe dovuto ad una diversa posizione dei due soci fondatori riguardo alla possibilità di ammettere le multinazionali tra i possibili produttori Fair Trade.
Nico Roozen (socio fondatore) sostiene che fare spazio alle multinazionali darebbe nuovo slancio al mercato Equo e renderebbe i prodotti disponibili a tutti.
Frans van der Hoff (l'altro socio fondatore) sostiene invece che questa apertura snaturerebbe profondamente lo spirito del Fair Trade tradendo di fatto i piccoli produttori.

La divisione non è di facile soluzione perché a livello puramente teorico la ragione è di entrambi. Se lo scopo infatti è di produrre alimenti e artigianato garantendo il giusto guadagno agli agricoltori e agli artigiani, non dovrebbero esserci ostacoli ad ammettere le multinazionali se queste vengono legate a controlli stringenti. Starà poi a queste ultime valutare se ne potranno trarre sufficienti benefici!
Tuttavia le intenzioni di Nico Roozen non sembrerebbero così oneste se fra le novità che vorrebbe introdurre ci sarebbe l’abbassamento al 10% della percentuale minima di ingredienti “Equi” in un prodotto marchiato Fair Trade. Questa posizione sembra piuttosto un cedimento alla pressione delle multinazionali per entrare in un mercato che fa gola!

A dire il vero il Fair Trade probabilmente andrebbe imposto per legge e la gente dovrebbe vergognarsi di comprare prodotti per i quali non venga garantito, ad agricoltori e artigiani, un compenso equo ( che non significa abbondante ma semplicemente onesto).
Il Fair Trade infatti è reso necessario dal fatto che non in tutti i paesi ci sono leggi a tutela dei lavoratori come ci sono in Europa e questo permette alle multinazionali (e non solo a loro) di produrre a prezzi molto bassi. Comprando prodotti non Equi si rischia di favorire un mercato del lavoro che in Italia e in Europa sarebbe considerato vergognoso e criminale oltre che illegale.

Resta comunque la necessità di rendere i prodotti Fair Trade più idonei ad un mercato di massa avvicinandoli alle esigenze quotidiane della gente e prendendo le distanze da un mercato che rischia di diventare radical chic.
La gran parte dei vestiti ad esempio rimane a prezzi molto elevati e cosa ancora più fondamentale il designe è spesso inadatto all’uso quotidiano e alle esigenze reali della gente. Nell’ambito degli alimenti Fair trade c’è spazio per un miglioramento qualitativo dei prodotti (ad esempio i cereali per la colazione) e la tecnologia di alcune grosse aziende potrebbe aiutare in modo significativo. Inoltre la varietà di prodotti potrebbe aumentare notevolmente e stimolare un maggiore interesse per il settore
Mi sembra una buona decisione quella presa allargando ai supermercati la distribuzione dei prodotti Fair Trade ed anzi andrebbe incoraggiata garantendo comunque sempre etichette dettagliate che evidenzino la ripartizione del costo finale del prodotto e gli ingredienti Equi.
Un’ultima considerazione: sarebbe bello ed utile che lo spirito Fair Trade si allargasse anche a prodotti non extracomunitari con marchi tipo il DURC (un documento che certifica che i contributi dei lavoratori sono stati pagati regolarmente) o la certificazione Kosher che oltre ad assicurare il rispetto delle norme alimentari ebree richiede l’assoluta regolarità nelle assunzioni dei lavoratori e nei pagamenti dei contributi.